venerdì 19 agosto 2011

L'altare Maggiore

Nella nuova chiesa parrocchiale disegnata da Adriano Cristofoli (1700), i lapicidi Bortolo Morelli e il figlio Felice costruirono l’altare maggiore, modificato dopo 1965, in ossequio alle nuove indicazioni del Concilio Vaticano II. Nella tradizione cristiana, l'altare rappresenta Cristo stesso. Per questo all'inizio della Messa il celebrante lo bacia e nelle solennità lo incensa per primo.

Nell'abside campeggia la statua ottocentesca della Madonna Immacolata.


Scolpita da Nicolò Righetti detto “Lugarin” 1885. L’anno precedente Pio IX aveva definito come dogma la concezione Immacolata di Maria. Fu voluta dal parrocco d'allora, don Francesco Baganzani, per inculcare il culto alla Madonna Immacolata. Maria sta in piedi sopra la terra nella quale manifesta la sua vita di santità. È rivestita di un manto dorato. L’oro richiama la luce, la santità divina di cui è compenetrata. Sta per calpestare con facilità un serpente temibile, il demonio. Guarda con benevolenza la gente raccolta in Chiesa.



Lo scultore Novello Finotti ha regalato al parroco don Marcello Boninsegna questo crocifisso, sormontato da ali.

Ai lati dell'altare sono affrescati (dal pittore Agostino Pegrassi) quattro profeti. Le parole del cartiglio sottostante ogni figura riportano un versetto tratto dagli scritti di questi profeti. Esse non sono state scelte a caso ma annunciano lo stesso evento futuro: la nuova creazione, inaugurata dalla maternità verginale di Maria. Proviamo a scoprire il loro significato.


Nel cartiglio di Geremia, leggiamo: «Creavit Dominus novum super terram, femina circumdabit virum» «Il Signore ha creato una novità assoluta sulla terra: una donna abbraccerà un uomo» (31, 22). È probabile che il versetto venisse interpretato così: la donna, cioè Maria, abbraccerà col suo amore, l’uomo Gesù.



Nel cartiglio di Ezechiele: «Porta haec clausa erit», «Questa porta rimarrà chiusa» (44, 2).
Il profeta sta parlando di una porta speciale del nuovo tempio di Gerusalemme che sarebbe stato riedificato nel futuro. Dichiara che essa resterà chiusa dopo che da là sarebbe passato il Signore (cf 43, 4).
Nei palazzi orientali c’erano dei luoghi riservati ai re, per i quali nessuno poteva transitare.
Giovanni di Damasco in una predica rivolta ai fedeli esclama:
«Si faccia avanti Ezechiele e mostri la porta chiusa, attraversata dal Signore senza essere aperta, come ha profeticamente annunciato; mostri il compimento delle sue parole.
[O Maria] egli indicherà te: Dio che è al di sopra dell’universo entrò e prese carne in te, senza aprire la porta della verginità»
(Omelie cristologiche e mariane, Sulla dormizione I, 9).




Nel cartiglio di Isaia: «Ecce Virgo concipiet et pariet filium», «Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio» (Is 6, 14). Le ultime due profezie sono più semplici da comprendere: Isaia preannuncia la nascita di un bambino che avrà una missione messianica e nascerà da una Vergine.


Nel cartiglio del profeta Daniele leggiamo: «Septuaginta hebdomades abbreviatae sunt», «Il compimento delle settanta settimane si è avvicinato» (Dn 9, 24). Daniele dichiara che il tempo previsto per l’intervento definitivo di Dio nella storia, simboleggiato da settanta settimane, si sta compiendo: «Settanta settimane sono fissate per il tuo popolo e per la tua santa città per mettere fine all’empietà…».
È un preannunzio del tempo messianico.

Ai lati dell'altare vediamo due grandi affreschi che ricordano uno la passione e l'altro la risurrezione di Gesù. Sono i due misteri della vita di Cristo ricordati e rivissuti nella Messa. A sinistra vediamo dipinta la cena di Emmaus, raccontata dall'evangelista Luca. Gesù Risorto, allo spezzare il pane, si rivela come Vivente e Risorto a Cleopha e ad un altro discepolo, che rimangono visibilmente stupefatti. Il significato del dipinto: un invito a riscoprire la presenza del Risorto in ogni Eucaristia.


Agostino Pegrassi. La cena di Emmaus.

Dal racconto dell'evangelista Luca (cap. 24)

13 Quello stesso giorno due discepoli stavano andando verso Emmaus, un villaggio lontano circa undici chilometri da Gerusalemme. 14 Lungo la via parlavano tra loro di quel che era accaduto in Gerusalemme in quei giorni. 15 Mentre parlavano e discutevano, Gesù si avvicinò e si mise a camminare con loro. 16 Essi però non lo riconobbero, perché i loro occhi erano come accecati.

17 Gesù domandò loro:- Di che cosa state discutendo tra voi mentre camminate? Essi allora si fermarono, tristi. 18 Uno di loro, un certo Clèopa, disse a Gesù: - Sei tu l'unico a Gerusalemme a non sapere quel che è successo in questi ultimi giorni? 19 Gesù domandò: - Che cosa è successo? Quelli risposero:- Il caso di Gesù, il Nazareno! Era un profeta potente davanti a Dio e agli uomini, sia per quel che faceva sia per quel che diceva. 20 Ma i capi dei sacerdoti e il popolo l'hanno condannato a morte e l'hanno fatto crocifiggere. 21 Noi speravamo che fosse lui a liberare il popolo d'Israele! Ma siamo già al terzo giorno da quando sono accaduti questi fatti. 22 Una cosa però ci ha sconvolto: alcune donne del nostro gruppo sono andate di buon mattino al sepolcro di Gesù 23 ma non hanno trovato il suo corpo. Allora sono tornate indietro e ci hanno detto di aver avuto una visione: alcuni angeli le hanno assicurate che Gesù è vivo. 24 Poi sono andati al sepolcro altri del nostro gruppo e hanno trovato tutto come avevano detto le donne, ma lui, Gesù, non l'hanno visto.

25 Allora Gesù disse:- Voi capite poco davvero; come siete lenti a credere quel che i profeti hanno scritto! 26 Il Messia non doveva forse soffrire queste cose prima di entrare nella sua gloria? 27 Quindi Gesù spiegò ai due discepoli i passi della Bibbia che lo riguardavano. Cominciò dai libri di Mosè fino agli scritti di tutti i profeti. 28 Intanto arrivarono al villaggio dove erano diretti, e Gesù fece finta di voler continuare il viaggio.

29 Ma quei due discepoli lo trattennero dicendo: «Resta con noi perché il sole ormai tramonta». Perciò Gesù entrò nel villaggio per rimanere con loro. 30 Poi si mise a tavola con loro, prese il pane e pronunziò la preghiera di benedizione; lo spezzò e cominciò a distribuirlo. 31 In quel momento gli occhi dei due discepoli si aprirono e riconobbero Gesù, ma lui spari dalla loro vista. 32 Si dissero l'un l'altro: «Noi sentivamo come un fuoco nel cuore, quando egli lungo la via ci parlava e ci spiegava la Bibbia!». 33 Quindi si alzarono e ritornarono subito a Gerusalemme. Là, trovarono gli undici discepoli riuniti con i loro compagni. 34 Questi dicevano: «Il Signore è risuscitato veramente ed è apparso a Simone». 35 A loro volta i due discepoli raccontarono quel che era loro accaduto lungo il cammino, e dicevano che lo avevano riconosciuto mentre spezzava il pane.



A destra vediamo l'evento accaduto al Getsemani. Gesù mentre sta pregando, prima della passione, riceve la visita di un angelo, segno della vicinanza di Dio Padre.


Agostino Pegrassi (1935 circa). La preghiera di Gesù al Getsemani.


Dal racconto dell'evangelista Luca (cap. 22)
39 Come faceva di solito, Gesù uscì e andò verso il monte degli Ulivi, e i suoi discepoli lo accompagnarono. 40 Quando giunse sul posto disse loro: «Pregate per resistere nel momento della prova». 41 Poi si allontanò da loro alcuni passi, si mise in ginocchio 42 e pregò così: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice di dolore. Però non sia fatta la mia volontà, ma la tua». 43 Allora dal cielo venne un angelo a Gesù per confortarlo; 44 e in quel momento di grande tensione pregava più intensamente. Il suo sudore cadeva a terra come gocce di sangue.


Chi fu Agostino Pegrassi? Nacque a Verona nel 1900 e morì a Sandrigo (Vicenza) nel 1957.
Mostrò subito i segni della sua vocazione figurativa ed entrò giovanissimo all'Accademia Cignaroli di Verona, dove avrebbe dovuto studiare scultura.
La sua carriera comincia con il Monumento ai Caduti di Ronco all'Adige (1924) e negli anni successivi continua con la produzione di sculture di varie dimensioni.

Nel 1940 scolpisce la Pietà in legno per la chiesa di Santa Maria della Scala. Poi la sua attività di scultore praticamente finisce.
Si dedica precocemente anche alla pittura, che poi diventa la sua attività unica, usando le tecniche dell'olio e dell'affresco, della tempera. Del 1940-1942 è il grandioso affresco per il soffitto della chiesa di Santa Maria della Scala, in tre riquadri, che narra l'origine dell'ordine dei Serviti.
Gli affreschi di Sommacampagna risalgono agli anni trenta e quaranta del 1900, durante il servizio pastorale di don Silvio Tramonte

Nessun commento:

Posta un commento